Vendemmia 2022: “Le nostre uve più forti della siccità e della crisi"

“Le nostre uve più forti della siccità e del clima, ma in questa vendemmia 2022 registriamo un calo nella produzione attorno al 25% nella provincia savonese”. E’ il bilancio del responsabile del settore vitivinicolo Cia – Agricoltori Mirco Mastroianni sulla vendemmia 2022. 

“A inizio stagione la siccità anticipata e poi prolungata, poi ondate improvvise di maltempo, attacchi parassitari, ma soprattutto le incursioni di cinghiali e della fauna selvatica ormai incompatibili con la coltivazione viticola hanno destato la preoccupazione dei viticoltori savonesi; tuttavia la qualità delle uve della vendemmia 2022 è stata sana e di caratteristiche eccellenti, a partire dalle uve per vini Doc o Igt che creano il presupposto per una elevata qualità nei vini ”.  

“Pigato e Vermentino, ma anche Rossese e Granaccia, così come la stessa Lumassina, sono ormai vini tipici riconosciuti fuori dai confini regionali, simboli del Made in Italy e del nostro territorio, assoluti cavalli di battaglia per i viticoltori del ponente ligure e in particolare per il savonese”.

Nonostante un calo quantitativo, la qualità in bottiglia sarà assicurata e soddisfatta la tendenza del mercato e dei consumatori rivolta verso la crescita continua degli standard qualitativi: “Un dato significativo e davvero incoraggiante riguarda proprio le vendite e la commercializzazione dei vini DoC e IgT del ponente ligure, considerando che le nostre cantine sono state letteralmente svuotate… E i primi indicatori 2022 evidenziano un andamento positivo anche dell’export, senza contare la presenza sempre maggiore del settore enologico nell’offerta e incoming turistico e dell’enoturismo in forte crescita". 

"Questo anche grazie ai processi innovativi che le nostre aziende hanno saputo sviluppare nell’ambito della complessiva filiera del vino: dalla pianta della vite fino alla sua coltivazione sempre con minore impatto ambientale, passando per le tecnologie di vinificazione, all’utilizzo di lieviti autoctoni che assicurano la tipicità del vino di ciascuna singola piccola azienda e infine i canali di promozione, vendita e commercializzazione finale” aggiunge ancora Mastroianni.

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Oltre al costante monitoraggio da parte dei vignaioli e degli enologi necessario alla cura dei terreni e delle piante e la ricerca continua della sostenibilità ambientale, anche con il ricorso all’agricoltura definita di precisione, ora la priorità resta un recupero delle quantità di produzione vinicola, necessaria anche per sostenere la competitività del sistema di imprese. 

“Continuiamo a richiedere di aumentare le superfici dei vigneti in risposta al numero insufficiente di autorizzazioni per nuovi impianti, ma intanto si potrebbe partire dalla catalogazione di vigneti abbandonati e in disuso, con una procedura di assegnazione secondo le richieste di aziende e produttori, che potrebbero così implementare la loro produzione e al tempo stesso operare nel recupero e valorizzazione di aree rurali”. 

“Una misura di supporto anche per fronteggiare, ad esempio, le conseguenze dei cambiamenti climatici, in quanto gli effetti della siccità estiva sulle piante più giovani si potranno far sentire nella prossima primavera. Avere vigneti più ampi e diversificati sarebbe un sostegno significativo al comparto” conclude Mastroianni.