Sostenibilità, CIA: "No al regolamento UE sui prodotti fitosanitari"

No da parte di CIA - Agricoltori Italiani al nuovo regolamento Ue sui fitofarmaci. "Il mondo agricolo, italiano ed europeo, si unisca per impedire che si penalizzi ulteriormente la sostenibilità economica degli agricoltori che deve essere anteposta a quella ambientale" ha ribadito il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini nel suo intervento odierno nella riunione a Bruxelles del Copa-Cogeca.

Cia chiede, infatti, una revisione della strategia europea Farm to fork per un utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari: vengono fissate riduzioni del 50% dell’uso dei prodotti fitosanitari chimici, in particolare di quelli considerati più pericolosi, del 20% dei fertilizzanti a base di fosforo ed azoto e del 50% degli antibiotici in allevamento, mentre la superficie agricola condotta con metodi biologici dovrà coprire il 25% del totale della superficie agricola Ue. Tutto questo, nei propositi della Commissione europea, andrebbe realizzato nei prossimi otto anni. 

Cia Agricoltori Italiani ha da subito chiesto che questa strategia facesse leva su una accurata e complessiva valutazione d’impatto, sulla base della quale misurare e valutare gli obiettivi che la CE ha posto e le azioni necessarie per raggiungere tali obiettivi. Valutazioni d’impatto in merito alle conseguenze sulla produzione agricola europea nei prossimi anni sono state condotte da vari organismi (JRC, Università di Wageningen, USDA) e tutte hanno portato a concludere che l’Unione Europea potrebbe andare incontro a conseguenze che non sono quelle sperate, dal momento che esse consisterebbero nella contrazione della produzione agricola europea e in un aumento delle importazioni.

Queste criticità appaiono ora accentuate dallo scenario internazionale che si è creato negli ultimi due anni, caratterizzati dalla pandemia di Covid 19 e dalla situazione determinata dall’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, le cui conseguenze di carattere economico e geopolitico hanno messo a nudo tutte le fragilità dello scenario internazionale, nello specifico riguardanti i costi e la disponibilità delle risorse energetiche ed alimentari.

A nostro avviso un ripensamento della strategia Farm to fork in relazione all’evoluzione negativa dello scenario internazionale è necessaria per ridefinire un percorso verso la sostenibilità ambientale che tenga in debita considerazione il mantenimento di adeguati livelli produttivi nell’agricoltura europea e la sostenibilità economica e sociale delle misure proposte. 

Obiettivi di riduzione

Gli obiettivi di riduzione sopra richiamati, sono stati fissati dalla strategia Farm to fork in maniera del tutto arbitraria. Inoltre tali obiettivi, che inizialmente erano uguali per tutti i paesi UE, sono invece, nella bozza di regolamento, calcolati secondo criteri che fanno leva sull’intensità di utilizzo, arrivando a definire obiettivi quantitativi in un range compreso tra 35% e 70%. Secondo questi nuovi criteri all’Italia toccherebbero gli obiettivi di riduzione più gravosi (62% per gli agrofarmaci chimici e 54% per le sostanze attive candidate alla sostituzione). Questi obiettivi sono da rigettare non solo perché irrealistici, ma perché si basano sull’intensità di utilizzo che non dipende dalla cattiva volontà dell’agricoltore, ma dalle colture predominanti e dalle differenti condizioni climatiche nei diversi paesi della Ue. Negli ultimi anni inoltre è cresciuto enormemente il problema delle emergenze fitosanitarie da organismi alieni, legato all’aumento degli scambi commerciali e alla globalizzazione dell’economia. Esempi sono la cimice asiatica, la Xylella, l’Anoplophora e la Popilia Japonica che provocano danni enormi alle produzioni e che richiedono, specie in una prima fase di contrasto, un aumento dell’impiego dei prodotti fitosanitari, senza contare poi che per diverse avversità fitopatologiche la strategia di contrasto, che comprende anche l’uso di prodotti fitosanitari, è resa obbligatoria da disposizioni normative di origine comunitaria.

Infine valori così discordanti tra i vari paesi europei avrebbero effetti fuorvianti sulla competizione tra le agricolture di tali paesi.

Cia non crede quindi che avere degli obiettivi di riduzione quantitativa vincolanti a livello europeo sia l’approccio giusto, ma anche assumendo tale approccio, ritiene che sia necessario ritornare alla proposta originaria della Farm to fork, fissando cioè obiettivi quantitativi uguali per tutti i paesi UE.

Si ritiene inoltre che ogni qualvolta si vogliano ritirare dal commercio prodotti per la difesa delle colture occorre proporre quantomeno alternative valide di contrasto alle fitopatie. In caso contrario il rischio che ci si assume, anche in rapporto alla sicurezza alimentare della UE, potrebbe essere sottovalutato o comunque non adeguato alla necessità di rispondere prontamente alle nuove emergenze fitosanitarie che potrebbero accadere. 

Promozione dell’IPM

Cia ritiene che la promozione dell’IPM - Integrated Pest Management, ovvero Gestione Integrata delle Infestazioni - debba essere il reale obiettivo della proposta di regolamento. L’effettiva adozione dell’IPM da parte degli agricoltori necessita però di particolari condizioni:

- linee guida chiare e indicatori d’uso comparabili per consentire lo sviluppo diffuso delle tecniche IPM tra gli agricoltori;

- una cassetta degli attrezzi fornita, soprattutto con prodotti fitosanitari a basso impatto(es. prodotti di biocontrollo, ma anche prodotti chimici a basso impatto), che consenta all’agricoltore la possibilità di scegliere il mezzo tecnico più idoneo e al tempo stesso meno impattante;

- un supporto tecnico che consenta all’agricoltore di approcciare la protezione delle colture così come richiesto dai principi della difesa integrata.

Cia ritiene che questa parte della proposta di regolamento vada privilegiata rispetto al perseguimento di obiettivi quantitativi predeterminati ma che vada anche meglio articolata e alleggerita da eccessive prescrizioni.

L’IPM prevede, tra le altre cose, di dare priorità, nella scelta dei mezzi tecnici per la protezione delle colture, a mezzi non chimici, tra cui i prodotti di biocontrollo, ed utilizzare la chimica solo se necessario. Questo approccio, che la Cia Agricoltori Italiani condivide e che ritiene debba essere concretamente diffuso tra gli agricoltori, richiede però che la cassetta degli attrezzi degli agricoltori sia ben fornita, affinché gli agricoltori abbiano delle reali possibilità di scelta. Ciò oggi non avviene, in particolare riguardo determinate colture come le “speciality crops”, per le quali gli agricoltori devono ogni anno richiedere numerose autorizzazioni straordinarie per la carenza di mezzi tecnici disponibili per la protezione delle colture.

Appare quindi assolutamente necessario che venga favorito, a livello UE, l’ingresso nel mercato di nuove sostanze fitosanitarie, in particolare sostanze a basso impatto e mezzi di biocontrollo. A tale proposito la Cia accoglie con favore l’emanazione di 4 regolamenti applicativi, annunciata dalla Commissione, che avranno lo scopo di rendere più rapida l’approvazione dei microrganismi da utilizzare come sostanze attive nei prodotti fitosanitari, però gli effetti di tali nuovi regolamenti si vedranno nei prossimi anni.

Aree sensibili

La proposta di regolamento dispone, per le aree sensibili, delle limitazioni di utilizzo di prodotti fitosanitari (praticamente il divieto d’uso di qualsiasi prodotto fitosanitario) che appaiono poco realistiche, vista la estrema numerosità e rilevanza delle aree sensibili che vengono richiamate.

Cia Agricoltori Italiani ritiene invece che l’opportunità di limitare l’utilizzo di prodotti fitosanitari in determinate tipologie di aree dovrebbe: in primo luogo operare una migliore distinzione tra le diverse tipologie di aree (una cosa è ad esempio un parco pubblico, altra è una ZVN agricola); considerare la diversa pericolosità dei prodotti fitosanitari che possono essere utilizzati (la proposta di regolamento non fa ad esempio distinzioni tra prodotti a basso impatto e gli altri); puntare, per le aree con presenza dell’attività agricola, a determinazioni caso per caso, che siano effettuate seguendo solide prove scientifiche e agronomiche a sostegno del processo decisionale.

Il sostegno agli agricoltori

La diffusione dell’IPM, cioè l’obiettivo principale della strategia per l’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari, non è un’operazione ordinaria, non consiste nella semplice sostituzione di uno o più prodotti chimici con altri di controllo biologico; è invece un passaggio che richiede un approccio diverso alla protezione delle colture, con una forte attenzione alla prevenzione, al monitoraggio, alla scelta attenta dei mezzi tecnici di difesa più idonei ed al loro corretto uso.

Tutto ciò richiede un considerevole sforzo in termini di formazione, sia per i consulenti che per gli agricoltori, di assistenza tecnica, nonché di supporto finanziario agli agricoltori, per la necessità di contare su un supporto tecnico qualificato e per il fatto che programmi di difesa integrata sono spesso più onerosi di quelli tradizionali.

La Commissione ammette che le nuove norme possono comportare costi aggiuntivi per gli agricoltori, ma gli aiuti che nella proposta di regolamento sono previsti, e cioè l’erogazione di tali aiuti attraverso la PAC, appaiono insufficienti. Le misure di sostegno incluse nell’attuale PAC infatti sono già state ridotte e quindi, se si prevede di sostenere nella transizione gli agricoltori con fondi PAC, senza però aumentare le risorse complessive della PAC, questo significherà risorse insufficienti a supporto della transizione e, al contempo, la diminuzione delle dotazioni economiche per le altre misure.  

Impatto burocratico ed oneri amministrativi

La diffusione dell’IPM non deve accompagnarsi ad un impegno burocratico sproporzionato per gli agricoltori. Appare innanzitutto necessario chiarire se il registro elettronico di cui all’articolo 16 sostituisce o si aggiunge a quello già in uso, previsto dall’articolo 67 del Reg. 1107/2009: bisogna per prima cosa evitare sovrapposizioni di informazioni e dati. In secondo luogo va condotto uno specifico esame riguardo all’entità delle informazioni richieste, dal punto di vista dell’agricoltore, per evitare che lo sforzo di documentazione loro richiesto sia sproporzionatamente elevato rispetto ai benefici attesi. Infine va rilevato che molte aree agricole non sono efficacemente supportate dalla banda larga e pertanto, per gli agricoltori in esse residenti, l’effettuazione di questo adempimento sarebbe o impossibile o troppo oneroso in termini pratici.

Condizioni di parità nel commercio internazionale

Cia chiede, pertanto, che venga applicato il principio di reciprocità ai prodotti importati dai Paesi Terzi in modo che le politiche ambientali e di sostenibilità non siano solo applicate in UE ma siano anche parimenti adeguate anche sui prodotti di importazione e non a scapito dell’ambiente e della sostenibilità dei paesi terzi fornitori.

Strategia complessiva e conclusioni

La strategia per l’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari non si esaurisce con il regolamento la cui bozza è ora in discussione presso i co-legislatori. Questa strategia deve far leva su almeno tre fattori:

- la sostituzione / integrazione di prodotti a basso impatto ambientale, tra cui i prodotti di biocontrollo, nei programmi di difesa delle colture; si tratta, in altre parole, della diffusione della IPM, che è appunto quello che dovrebbe essere l’obiettivo della bozza di regolamento in discussione;

- la diffusione dell’agricoltura basata sull’utilizzo intelligente di dati e dell’agricoltura di precisione;

- il riconoscimento del ruolo positivo che su questo come su altri target possono svolgere le nuove tecniche genomiche, e la loro piena adozione, senza che vengano posti ostacoli non supportati da un punto di vista genetico e ambientale, nella normativa europea.