Pensioni, Anp-Cia lancia le sue proposte. A luglio torna la quattordicesima e l'aumento delle minime

A luglio torna la quattordicesima mensilità per 3 milioni di pensionati dai 64 anni in su e con assegni sotto i 1.100 euro e poi arriva, finalmente, l’aumento delle pensioni minime, in particolare per gli over 75 con lo scatto a 600 euro, come previsto dalla legge di Bilancio. Lo ricorda Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, aggiungendo che, con la mensilità in più, giungeranno anche tutti gli arretrati dovuti a partire da gennaio, non ancora erogati.

“È una boccata d’ossigeno indispensabile - spiega il presidente nazionale di Anp-Cia, Alessandro Del Carlo - per una fascia di popolazione che è precipitata in condizioni di disagio sociale a causa della crisi, tra inflazione e caro bollette”.

Difficoltà certificate anche dall’Istat nell’ultimo report su reddito e condizioni di vita, dove si rileva che 1 persona su 4 è a rischio povertà, con gli aumenti dei costi fissi che colpiscono pesantemente i redditi più bassi, mentre i diritti sociali, come il diritto a cure tempestive assicurate dal Servizio sanitario nazionale, si ridimensionano di anno in anno.

Per questo, evidenzia Del Carlo, “la quattordicesima, coì come i primi incrementi degli assegni, non sono sufficienti in questa fase, ma restano misure tampone a cui vanno necessariamente affiancati provvedimenti strutturali”. In questo senso, prioritario per Anp-Cia è: aumentare le pensioni al minimo almeno a 780 euro; adeguare le modalità di indicizzazione delle pensioni per difenderne il potere d’acquisto, che è calato già dell’11%; istituire una pensione di garanzia per i giovani.

In più, “bisogna assolutamente modificare le regole previdenziali per le donne, oggi assai penalizzanti - aggiunge la vicepresidente nazionale di Anp-Cia, Giovanna Gazzetta -. Ricordiamo, infatti, che la quattordicesima ha un importo variabile a seconda della contribuzione con cui è stata liquidata la pensione, elemento che sfavorisce le donne, che hanno alle spalle una carriera lavorativa spesso discontinua”.

Ecco perché, per il presidente di Anp-Cia, “nonostante alcuni miglioramenti, che apprezziamo, il nodo delle pensioni basse resta aperto. Manca ancora il riconoscimento pieno del diritto a una pensione dignitosa, capace di garantire l’autonomia economica delle famiglie”.

Proprio “i diritti e la dignità per i pensionati sono gli obiettivi che Anp intende perseguire - aggiunge poi Del Carlo - anche attraverso una nuova stagione di mobilitazione per sensibilizzare parlamentari e governo in vista della nuova legge di Bilancio”.

Ecco poi i chiarimenti sul cedolino di luglio che presenta qualche euro in più rispetto ai 563 dei mesi scorsi, perché comprensivo di Quattordicesima e adeguamenti dovuti. Non si alimenti confusione è, oggi, l’appello dell’Associazione nazionale pensionati, Anp, e del patronato Inac di Cia-Agricoltori Italiani, che invitano alla chiarezza, rimarcando la differenza tra Quattordicesima mensilità e aumento delle minime.

Oltre alla rivalutazione dovuta all’inflazione, fissata al 7,3% per tutto il 2023, che ha portato il minimo di pensione a 563,74 euro, la situazione è in sintesi la seguente: per chi ha meno di 75 anni, l’aumento della pensione minima è pari all’1,5% e, infatti, l’ammontare del trattamento è passato da 563,74 euro a 572,74 euro mensili. Di fatto un incremento di circa 8,50 euro al mese, che sommato anche a quello dei 6 mesi anteriori, dovrebbe condurre a un totale di circa 60 euro. Chi, invece, ha 75 anni o più, ha ricevuto un +6,4% sull’assegno della pensione minima, che ha portato l’assegno a 599,82 euro al mese. Una cifra che supera i 35 euro mensili che, considerati anche gli arretrati da saldare, porta a circa 250 euro in più sulla pensione di luglio. Aumenti che varranno solo per il 2023.

Inoltre, aggiungono Anp e Inac di Cia, nel cedolino di luglio è stata confermata la Quattordicesima, cioè la somma che viene erogata tutti gli anni a partire dal 2007 a chi ha i requisiti. Questa mensilità, ricordano, spetta dai 64 anni di età in su. Il suo importo varia in base al reddito e va da 437 euro a 655 euro a seconda degli anni di contribuzione pagati. Per chi ha versato di più, la quattordicesima è più alta.

“Il reddito degli anziani è la pensione, spesso di importo modesto ma dignitoso, costruito con anni di versamenti contributivi. È dunque necessario dare la giusta informazione - evidenzia il presidente nazionale di Anp-Cia, Alessandro Del Carlo -. Bisogna comunicare con chiarezza quali sono gli importi e per quale ragione sono erogati, senza alimentare notizie infondate su bonus governativi inesistenti. L’istituzione della quattordicesima fu motivata da ragioni emergenziali, come dare sollievo alle persone che più di altre avevano sofferto il peso della crisi economica. Attenzione, perché l’emergenza sociale è ancora in atto, per giunta acuita dal post pandemia e da un aumento dei prezzi ancora assai elevato”.

Gli fa eco il presidente di Inac-Cia, Alessandro Mastrocinque: “La missione istituzionale del patronato - spiega - è quella di dare risposte in materia di welfare, assistenza, pensioni e infortunistica, fornire consulenza sui diritti sociali e previdenziali. Azzerare le distanze tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione è il nostro obiettivo, anche perché il tema pensioni è sempre attuale e delicato, stretto tra le esigenze di cassa e quelle di garantire una pensione sufficiente per vivere dignitosamente. Dunque - conclude Mastrocinque - per chiarimenti e verifiche puntuali del cedolino, sono, come sempre a disposizione le strutture del patronato Inac presso le sedi Cia su tutto il territorio nazionale, sempre al servizio dei pensionati e di tutti i cittadini”.

E nel merito delle future proposte, Anp-Cia inaugura una fitta road map di incontri e dibattiti con i parlamentari sul territorio. In tutta Italia, le rappresentanze regionali, provinciali e locali di Anp-Cia, porteranno sui tavoli del confronto istituzionale il documento programmatico messo a punto dall’Associazione per il Governo e il Parlamento. Una piattaforma di proposte e richieste che, lungo tre assi d’intervento, partono dalla necessità di avere pensioni dignitose, servizi sociosanitari efficienti, soprattutto nelle aree interne e rurali, per poi sottolineare l’urgenza di politiche di sostegno per un invecchiamento attivo, e in sostanza, per valorizzare il ruolo sociale dell’anziano nella società.

PENSIONI DIGNITOSE - Centrale il tema delle pensioni minime, questione irrisolta nonostante lo sforzo, pur apprezzato da Anp-Cia, fatto con l’ultima legge di Bilancio. Vanno alzati gli assegni ad almeno 780 euro al mese e, comunque, a un importo non inferiore a quanto indicato dall’Europa riguardo la soglia di povertà e rispetto alle pensioni di cittadinanza. Oggi, i pensionati con un trattamento al minimo, più di 2 milioni e mezzo di persone, non sono nella condizione di soddisfare le esigenze basilari, mentre il perdurare della crisi energetica, l’aumento del costo della vita e l’inflazione, aggravano lo status quo.

PIÙ TUTELE PER DONNE E GIOVANI - Nel documento di Anp-Cia, il richiamo forte anche alla misura Opzione donna, perché venga totalmente riformata per renderla accessibile ed evitare la “punizione” di un calcolo interamente contributivo degli assegni, già magri, delle lavoratrici. Parallelamente, i giovani per i quali viene sollecitata una vera pensione di garanzia, con la previsione di una quota base minima, e la richiesta di ridurre il carico impositivo per gli under 40 che creano nuove imprese. Poi, manca ancora il riconoscimento dell’attività agricola come lavoro gravoso e usurante, attingendo ai benefici di legge connessi (Ape sociale) per anticipare la pensione e l’azzeramento dell’Imu sui terreni agricoli per tutti i pensionati ex agricoltori, non più iscritti alla previdenza.

AREE RURALI DA RILANCIARE - Il Pnrr non è una nuvola, sostiene Anp-Cia perché, se ben gestito e realizzato nei tempi previsti, può essere in grado di soddisfare le aspettative dei cittadini. In particolare, a cominciare dalle aree interne, intervenendo sul Sistema sanitario nazionale. Serve un piano sociosanitario con strutture ambulatoriali, case della salute di prossimità, potenziamento dell’assistenza domiciliare, servizi di telemedicina, reti sociali e di volontariato, effettivamente valorizzate. C’è un’Italia di serie B, con ben 3.834 comuni, il 48,5% del totale, lontani dai servizi essenziali, ospedali, ma anche scuole e ferrovie che diversamente garantirebbero la tenuta, evitando il rischio spopolamento, di tante comunità in collina e montagna. Bisogna lavorare per l’ammodernamento delle infrastrutture nelle aree interne e realizzare sportelli digitali della Pa.

“Sono tutte sfide che dobbiamo vincere adesso - sottolinea ancora il presidente nazionale di Anp-Cia, Alessandro Del Carlo -. Non abbiamo mai abbandonato queste nostre battaglie, ma è tempo di rinnovare le occasioni di confronto istituzionale, rafforzando l’azione dell’associazione sul territorio, attraverso incontri mirati con i parlamentari. L’obiettivo - conclude - è lavorare insieme su argomenti decisivi, come la condizione sociale e la qualità della vita di milioni di anziani, anticipando l’appuntamento con la prossima Legge di Bilancio”.