Il tragico fatto di cronaca del lavoratore agricolo morto dissanguato a Latina dopo un infortunio sul lavoro rilancia la questione del caporalato, un tema sul quale CIA Savona vuole mandare un messaggio forte e chiaro, in linea con la stessa presa di posizione nazionale della Confederazione Italiana Agricoltori.
“Non bisogna penalizzare le aziende agricole in regola, sia a livello di contrattualistica quanto di applicazione delle norme a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori agricoli. Quindi, inasprire le sanzioni sarebbe sbagliato, semmai serve una azione più efficiente di controlli”.
“No all'adozione da parte di Governo e Parlamento di nuovi provvedimenti restrittivi aumentando il carico burocratico e amministrativo alle imprese del settore che da anni rispettano le regole e regolarizzano i propri dipendenti”.
“Senza voler assolutamente minimizzare la gravità dell'accaduto in provincia di Latina, il presentimento è che possano essere inasprite e aumentate le procedure di controllo e quelle amministrative per le imprese regolari mentre il problema è da circoscrivere a poche imprese con condotte delinquenziali che disattendono ogni aspetto legato alla sicurezza nei luoghi di lavoro, specie operanti in specifiche aree del paese.
“A nostro giudizio è giusta la posizione di Cia nazionale orientata ad accettare un aumento delle capacità di controllo degli Ispettorati del Lavoro ma insieme anche a un contrasto all'aumento di adempimenti amministrativi che aggraverebbero ulteriormente il carico burocratico e disincentiverebbero la maggioranza delle imprese regolari che a oggi adempiono le leggi vigenti in materia di sicurezza sul lavoro”.
“Il rifiuto del lavoro nero e del caporalato sono due dei principi cardine che guidano la nostra azione sindacale. È chiaro che le eccellenze del nostro Made in Italy devono essere legate non solo alla qualità indiscussa delle produzioni agricole italiane, ma anche alla qualità e alla dignità del lavoro e della vita dei lavoratori agricoltori” ha detto oggi il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, in occasione dell’incontro con le parti sociali convocato d’urgenza, dopo la tragedia di Latina, dalla ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
E Cia Savona precisa ancora: “La nostra preoccupazione è che alla luce degli ultimi fatti verrà ulteriormente innalzata l'asticella di adempimenti procedurali per le imprese datoriali regolari, mentre rimarranno non colpite le aziende non regolari e sconosciute a INPS e agli organi di controllo”.
Riguardo al Decreto Flussi - secondo Cia – “bisognerebbe innanzitutto creare una black list nella quale inserire quei datori di lavoro che nei click day precedenti, pur avendo ottenuto il visto d’ingresso per i lavoratori richiesti, non hanno poi formalizzato il contratto di soggiorno e, quindi, l’assunzione. Inibire per almeno tre anni tali soggetti dalla presentazione delle istanze permetterebbe non solo di alleggerire il sistema informatico del ministero, ma soprattutto di ridurre i tempi di accoglimento e rilascio dei visti. Ancora meglio, sarebbe superare la procedura del click day attraverso una prenotazione numerica della manodopera extra Ue da parte dei datori di lavoro, che andrebbe effettuata prima del pre-caricamento delle istanze, così da permettere al ministero di valutare correttamente il numero delle quote in base al fabbisogno reale”.
“Quanto alla Rete del lavoro agricolo di qualità, così com’è strutturata oggi, non porta nessun beneficio né alle aziende agricole né contro la lotta al caporalato, come dimostra l’iscrizione di solo 6.600 aziende rispetto ad aspettative di almeno 400 mila. Per incentivare l’adesione alla Rete, per Cia andrebbe previsto un sistema di premialità davvero incentivante per le imprese, che permetta di dare risalto alle aziende virtuose da un punto di vista sociale, ma anche economico”.
Infine, resta fondamentale l’impegno in azioni di contrasto al caporalato: “Cia è stata, finora, l’unica organizzazione agricola nazionale a essere capofila di un progetto FAMI 2014-2020 dedicato. Insieme a 30 partner, tra reti nazionali, cooperative, consorzi, Ong e associazioni, ha creato Rural Social Act, l’iniziativa progettuale per attivare politiche comuni contro il lavoro nero, valorizzando il ruolo dell’agricoltura sociale, esempio di sviluppo territoriale che unisce sostenibilità economica e legalità, inclusione, qualità, capace di arginare le agro mafie, sviluppando filiere etiche e innovative forme di distribuzione”.