Coltivatori tra emergenza cinghiali e nuove filiere produttive

Una antica tradizione che si mantiene con la presenza di aziende agricole a conduzione familiare, in prima linea nei prodotti locali di qualità e identitari di un territorio, così come per la manutenzione e cura di terreni e aree boschive del nostro entroterra.

Siamo a Osiglia, dove i coltivatori diretti proseguono la loro attività nei castagneti e frutteti: le piccole imprese agricole si occupano da generazioni della raccolta e dell’essiccazione con metodo tradizionale (essiccatoio a legna) delle castagne, oltre alla coltivazione di piante da foraggio e di altre colture.

Le produzioni di punta sono le castagne “Gabbiane” e i “Marroni”, con i produttori pronti a realizzare un marchio e una filiera legata alla castagna, le sue lavorazioni e consumo a tavola. “Ma tutto questo è in pericolo: incursioni di cinghiali, fauna selvatica, maltempo-gelicidio e la presenza del famigerato cinipide della castagna, stanno ormai dimezzando la raccolta di castagne, con effetti negativi sulla commercializzazione e quindi per i conti delle aziende familiari. E ora, come se non bastasse, l’emergenza peste suina…” affermano i piccoli i produttori locali.

Oltre all’ambito sanitario e le pesanti conseguenze a livello agricolo e turistico, il problema strutturale della sovrappopolazione dei cinghiali e della fauna selvatica continua a creare consueti disagi e danni ai terreni dei coltivatori, come il caso, appunto, dei frutteti e dei castagneti di Osiglia e del comprensorio, ora anche nella situazione di allarme sulle infezioni. "Nessuna azione di contenimento sanitario e drastica riduzione nella presenza di questi animali nei nostri boschi", sottolineano i coltivatori diretti del territorio valbormidese.

“Il problema degli ungulati rappresenta un doppio danno, sia in termini quantitativi e di produzione, sia di medesima gestione aziendale, in quanto siamo costretti a ripulire le superfici boschive molte più volte che in passato”.

"Si parla tanto di sostenere le produzioni locali dell'agroalimentare, di valorizzare le zone montane e rurali, etc... Ma alla fine noi piccoli produttori siamo lasciati soli dalle istituzioni, senza aiuti e politiche vere di sostegno, senza contare il capitolo risarcimenti per i danni da fauna selvatica, con molte micro imprese che non hanno mai ricevuto un euro..." concludono.