Pensioni, Anp-Cia: "Sulle minime si poteva fare di più"

Dopo anni di lotte condotte dall’associazione pensionati della Anp-Cia per un adeguamento delle pensioni minime, oggi inferiori ad esempio al reddito di cittadinanza, finalmente un piccolo passo ottenuto, anche se solo a favore degli ultra 75enni, che si inserisce nella direzione delle petizioni e raccolte firme promosse dall’Anp-Cia negli ultimi cinque anni per il superamento della vergogna di  pensioni, spesso con 35 anni di contributi, dei coltivatori diretti, ferme a poco più di 500 euro al mese (con milioni di cittadini italiani, anche giovani in età lavorativa, che stanno percependo dallo Stato il sussidio del reddito di cittadinanza senza mai aver versato).

E' uscita la circolare INPS n. 35 del 2023 che sancisce l'erogazione di 600 euro mensili a partire dal mese di maggio.  Sono invece 572 euro per pensionati più giovani.

Anche a livello locale Cia Savona ha portato avanti molte mobilitazioni su questo tema, parallelamente alle attività socio-ricreative organizzate dall’ANP in provincia.

Per Anp-Cia un piccolo passo avanti, ma per le minime il problema non è risolto. Gli aumenti, definiti con eccessiva enfasi come risultato di “rivalutazione eccezionale”, consistono, spiega Anp-Cia, nell’incremento fino a 599,82 euro per gli ultra 75enni e di 572,20 per quelli di età inferiore. Quindi, pensioni minime più alte solo per il 2023 e 2024, del 6,4% per gli ultra 75enni e dell’1,5% per gli altri.

"Uno scatto del tutto insufficiente - sottolinea l’associazione di Cia -, a fronte di un’inflazione che viaggia quasi al 12% su base annua, incidendo pesantemente sul costo dei beni essenziali come gli alimentari, oltre che sulle bollette di luce e gas".

Per Anp-Cia, dunque, è apprezzabile, nel metodo, la rivalutazione al 120%, ma è insufficiente negli esiti, visto che le pensioni minime sono ancora ben lontane dai 780 euro, l’ammontare di quelle di cittadinanza.

Nel dettaglio, Anp-Cia esprime perplessità sul sistema di indicizzazione, assolutamente da rivedere. In particolare, riguardo le pensioni più alte, che non sono quelle d’oro, ma di lavoratori che, comunque, hanno pagato i contributi e hanno diritto a essere tutelati dall’inflazione: "Se da una parte - evidenzia Anp-Cia -, può essere ragionevole prevedere delle parziali limitazioni, queste devono essere circoscritte nel tempo e finalizzate a sostenere redditi e pensioni più basse. Cosa che, invece, non avviene da numerosi anni, dimostrando che, ancora una volta, con le pensioni si tende a fare cassa".

Inoltre, Anp-Cia è preoccupata per la tassazione sulle pensioni per le quali non sono previste diminuzioni di sorta, mantenendo complessivamente un carico fiscale fra i più elevati d’Europa. "Il recente decreto fiscale - chiosa l’associazione di Cia -, sembra non portare beneficio alcuno in termini di quella progressività sancita dalla Costituzione".

Infine, è ancora in bilico la questione “Opzione donna”, di cui si conferma la forte penalizzazione, e non ci sono segnali per la pensione di garanzia destinate ai giovani per i quali, invece, sarebbe urgente prevedere strumenti che assicurino un futuro previdenziale dignitoso.

“Tuttavia - interviene il presidente nazionale di Anp-Cia, Alessandro Del Carlo - la delusione non rallenta la nostra volontà a proseguire nell’impegno per la tutela dei pensionati, anche dal punto di vista sanitario, sociale e dell’invecchiamento attivo. Anche su questo fronte, infatti, si registrano ritardi da parte del Governo che mostra di sottovalutarne la rilevanza, a partire dalle disposizioni nell’ambito del Pnrr”.

Dunque si tratta solo di un piccolo aumento, spettante ai più anziani (ultra 75enni), ma che incoraggia ANP-Cia nel sostenere che non adeguare ulteriormente le pensioni minime sia una grande ingiustizia sociale perpetrata dallo Stato nei confronti di categorie economiche che hanno versato per il massimo arco temporale previsto (35 anni). 

Al momento l’aumento legato all’età anagrafica interesserà gli anni 2023 e 2024 , dovrebbe essere riconosciuto con i prossimi assegni pensionistici e verranno corrisposti anche gli arretrati dal 1 gennaio 2023.